La progettazione degli ambienti post Covid: stessi spazi, nuovi modi di abitarli

È nelle situazioni difficili che siamo costretti a trovare soluzioni che poi si rivelano vincenti, come diceva il Nobel Albert Einstein: “nel mezzo delle difficoltà nascono le opportunità”.

La pandemia ha messo l’intera umanità in una condizione, che non ha uguali, di privazione totale, una forzatura repentina nel cambio delle nostre abitudini. Siamo rimasti in casa, abbiamo smesso di andare in ufficio, di condividere posti di lavoro a stretto contatto, abbiamo iniziato a familiarizzare con l’online, con la conseguenza che, a distanza di pochi mesi, qualsiasi persona dal giovane al meno giovane sa cosa sia una piattaforma zoom, meet, una videochiamata. Una rivoluzione del nostro modo di essere e di lavorare, che ha coinvolto ogni settore lavorativo, a partire proprio dal luogo fisico dove svolgiamo il nostro lavoro.

Qual è l’opportunità per l’interior designer che sta a fianco degli imprenditori e liberi professionisti, che fino ad oggi ha progettato i loro ambienti di lavoro?

La prima cosa da capire in questo momento storico è che c’è urgenza di reinventarsi, di adeguarsi ai rapidi cambiamenti e scovare le soluzioni migliori per le aziende.

La tendenza di creare open space per favorire il lavoro di gruppo è una scelta organizzativa degli spazi lavorativi che non può essere più perseguita, o perlomeno, va modificata e da sola non basta. Bisogna adattare velocemente gli spazi di lavoro alle nuove esigenze, senza perdere l’armonia, la funzionalità e la tranquillità che un ufficio deve dare ai propri dipendenti.

Il rischio, infatti, è che l’imprenditore adotti misure temporanee, con una sistemazione degli spazi interni con “effetto rattoppo” perdendo lo stile, l’immagine ed il brand che fino a quel momento la progettazione interna gli ha conferito.

Bisogna acquisire la consapevolezza che i cambiamenti non sono transitori, questa pandemia ha mutato totalmente il nostro modo di lavorare, anche quando le misure di distanziamento non saranno più necessarie, e certe modalità di lavorare rimarranno attuali. Le video call con più persone saranno sicuramente preferite a lunghe e dispendiose trasferte, di conseguenza potrebbe esserci la tendenza a la eliminazione delle grandi sale riunioni all’interno delle aziende.

L’interior designer, quindi, che vuole stare a fianco dell’imprenditore, deve proporre soluzioni immediate per rimodulare gli ambienti di lavoro, non rinunciando ad un’immagine vincente, proponendo in fase di ristrutturazione una innovativa architettura degli spazi.

Non più open space, ma spazi riservati ricavati all’interno dello stesso ambiente, come le capsule insonorizzate ed areate per le conference call, in cui viene garantita la privacy e la tranquillità dai rumori esterni.

Oggi si parla impropriamente di smart working, ma in realtà più che altro è home working. Lo smart working presuppone che l’azienda contribuisca a fornire attrezzature per lavorare a casa, deve incentivare i propri dipendenti ad essere produttivi ed artefici di un progetto comune, una forma di collaborazione totale che prescinde lo spazio ed il tempo. Il dipendente lavora per obiettivi, ma  può farlo dove, come e quando vuole. E gli ambienti di lavoro finiscono per perdere alcune caratteristiche personali e statiche, non più scrivanie individuali con fotto ed oggetti personali, ma postazioni di lavoro che cambiano, come cambiano i gruppi di lavoro e le sinergie, quelle sinergie che creano le nuove idee e le soluzioni di cui tanto abbiamo bisogno in questo periodo di forte cambiamento.

L’interior designer vincente è quello che sa precorrere questo vento di cambiamento, senza dare giudizi, ma continuando a trovare soluzioni per l’imprenditore che non vuole rinunciare alla propria immagine, alla propria identità, in questo nuovo modo di lavorare non più statico, ma dinamico, in cui rimane l’indiscusso attore protagonista.

 Carlotta Vegni
Interior Designer

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La progettazione degli ambienti post Covid: stessi spazi, nuovi modi di abitarli

È nelle situazioni difficili che siamo costretti a trovare soluzioni che poi si rivelano vincenti, come diceva il Nobel Albert Einstein: “nel mezzo delle difficoltà nascono le opportunità”.

La pandemia ha messo l’intera umanità in una condizione, che non ha uguali, di privazione totale, una forzatura repentina nel cambio delle nostre abitudini. Siamo rimasti in casa, abbiamo smesso di andare in ufficio, di condividere posti di lavoro a stretto contatto, abbiamo iniziato a familiarizzare con l’online, con la conseguenza che, a distanza di pochi mesi, qualsiasi persona dal giovane al meno giovane sa cosa sia una piattaforma zoom, meet, una videochiamata. Una rivoluzione del nostro modo di essere e di lavorare, che ha coinvolto ogni settore lavorativo, a partire proprio dal luogo fisico dove svolgiamo il nostro lavoro.

Qual è l’opportunità per l’interior designer che sta a fianco degli imprenditori e liberi professionisti, che fino ad oggi ha progettato i loro ambienti di lavoro?

La prima cosa da capire in questo momento storico è che c’è urgenza di reinventarsi, di adeguarsi ai rapidi cambiamenti e scovare le soluzioni migliori per le aziende.

La tendenza di creare open space per favorire il lavoro di gruppo è una scelta organizzativa degli spazi lavorativi che non può essere più perseguita, o perlomeno, va modificata e da sola non basta. Bisogna adattare velocemente gli spazi di lavoro alle nuove esigenze, senza perdere l’armonia, la funzionalità e la tranquillità che un ufficio deve dare ai propri dipendenti.

Il rischio, infatti, è che l’imprenditore adotti misure temporanee, con una sistemazione degli spazi interni con “effetto rattoppo” perdendo lo stile, l’immagine ed il brand che fino a quel momento la progettazione interna gli ha conferito.

Bisogna acquisire la consapevolezza che i cambiamenti non sono transitori, questa pandemia ha mutato totalmente il nostro modo di lavorare, anche quando le misure di distanziamento non saranno più necessarie, e certe modalità di lavorare rimarranno attuali. Le video call con più persone saranno sicuramente preferite a lunghe e dispendiose trasferte, di conseguenza potrebbe esserci la tendenza a la eliminazione delle grandi sale riunioni all’interno delle aziende.

L’interior designer, quindi, che vuole stare a fianco dell’imprenditore, deve proporre soluzioni immediate per rimodulare gli ambienti di lavoro, non rinunciando ad un’immagine vincente, proponendo in fase di ristrutturazione una innovativa architettura degli spazi.

Non più open space, ma spazi riservati ricavati all’interno dello stesso ambiente, come le capsule insonorizzate ed areate per le conference call, in cui viene garantita la privacy e la tranquillità dai rumori esterni.

Oggi si parla impropriamente di smart working, ma in realtà più che altro è home working. Lo smart working presuppone che l’azienda contribuisca a fornire attrezzature per lavorare a casa, deve incentivare i propri dipendenti ad essere produttivi ed artefici di un progetto comune, una forma di collaborazione totale che prescinde lo spazio ed il tempo. Il dipendente lavora per obiettivi, ma  può farlo dove, come e quando vuole. E gli ambienti di lavoro finiscono per perdere alcune caratteristiche personali e statiche, non più scrivanie individuali con fotto ed oggetti personali, ma postazioni di lavoro che cambiano, come cambiano i gruppi di lavoro e le sinergie, quelle sinergie che creano le nuove idee e le soluzioni di cui tanto abbiamo bisogno in questo periodo di forte cambiamento.

L’interior designer vincente è quello che sa precorrere questo vento di cambiamento, senza dare giudizi, ma continuando a trovare soluzioni per l’imprenditore che non vuole rinunciare alla propria immagine, alla propria identità, in questo nuovo modo di lavorare non più statico, ma dinamico, in cui rimane l’indiscusso attore protagonista.

 

Carlotta Vegni
Interior Designer

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