PIR - Piani Individuali di Risparmio

I Piani individuali di risparmio (PIR), introdotti dalla Legge di bilancio 2017, sono dei contenitori fiscali capaci di veicolare i risparmi verso le imprese italiane e, in particolare, verso le piccole e medie imprese, rispettando determinati vincoli di investimento.

Dopo una raccolta record nel corso del 2017 e del 2018 si è verificato uno stop nel 2019 a causa di una modifica alla regolamentazione che non era stata recepita dai decreti attuativi. Nella Legge di bilancio del 2019, grazie ad alcune integrazioni normative, si è consentita la ripartenza dei collocamenti.

Entrando più nel dettaglio, vediamo come sono strutturati i PIR.

Intanto la scelta consigliata è quella di accedere ai Piani con fondi comuni o polizze unit linked che rispettino le regole di legge (PIR Compliant).

Il risparmiatore può investire fino a 30.000 euro annui per 5 anni consecutivi. Rispettando questa regola, avrà un risparmio fiscale grazie all’esenzione dall’imposta sui redditi di capitale (capital gain). Il risparmiatore può ottenere questa importante agevolazione fiscale soltanto con un PIR (uno per codice fiscale) a livello di sistema.

I PIR, inoltre, non sono soggetti all’imposta sulle successioni anche per investimenti inferiori a 5 anni.

Lo stato ha voluto agevolare i risparmiatori grazie ad incentivi fiscali e, di contro, ha indicato ai gestori di investire il patrimonio dei fondi secondo lo schema seguente:

  • 30% investibile in qualsiasi strumento senza vincoli
  • 70% in titoli di imprese italiane o europee con stabile organizzazione in Italia (di questo 70% il 25% deve essere investito in strumenti finanziari di imprese diverse da quelle inserite nell’indice FTSE MIB della Borsa Italiana e il 5% in strumenti finanziari di imprese diverse da quelle inserite negli indici FTSE MIB E FTSE MID CAP della Borsa Italiana).

Ne consegue che i gestori dei fondi dovranno selezionare un numero rilevante di aziende piccole e medie sulle quali andare a veicolare i risparmi dei sottoscrittori dei Piani Individuali di Risparmio.

Tutto questo si trasforma in una eccezionale opportunità per il nostro Paese: se crescono e si fortificano le PMI si afferma la crescita italiana. Solo per dare alcuni dati significativi, il 92% delle aziende attive sul territorio nazionale è una PMI. Il fatturato espresso è di circa 2mila miliardi di euro e le PMI danno lavoro all’82% dei lavoratori. Numeri questi che esprimono la dimensione di quanto dirompente possa essere l’effetto PIR per il Sistema Italia.

Giusto per dare i numeri di altri paesi che hanno già sperimentato sistemi analoghi ai PIR, basta guardare al Regno Unito che dal 1999 ha raccolto oltre 500 miliardi di sterline in questo strumento finanziario.

Anche l’Italia non è stata a guardare, e nei soli 2 anni (2017 e 2018) ha raccolto poco meno di 20 miliardi di euro.

Un’altra chiave di lettura assolutamente interessante riguarda uno dei limiti più rilevanti della nostra economia domestica. Il sistema è bancocentrico e le aziende dipendono in via pressoché esclusiva dalla finanza erogata dagli istituti di credito. Questa situazione, come abbiamo avuto modo di verificare negli ultimi anni attanagliati dalla crisi del sistema bancario, è un evidente limite alla stabilità ed alla crescita delle nostre imprese.

Grazie ai PIR i risparmi di tutti noi potranno essere veicolati verso le aziende che potranno finanziare la loro crescita attraverso forme di finanziamento alternativo al canale bancario quali la quotazione, l’emissione di minibond ed altre forme di finanza straordinaria.

Come sintetizzare l’argomento trattato?

Finalmente una legge che può davvero dare nuovo impulso alla ripresa economica che induca al calo della disoccupazione per una nuova fase di benessere.

E questa volta ognuno di noi può mettere il suo contributo con un piccolo “mattoncino”: la sottoscrizione di un PIR!

 

    Giuseppe Cervelli
Consulente finanziario

 

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